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Un nuovo enorme sito di arte rupestre in Amazzonia (Il Fatto Storico)

  • di Grazia Pattumelli
  • 7 Dec 2020 alle 9.54

Pitture rupestri Lindosa Amazzonia

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Lindosa è un noto sito di arte preistorica nella foresta pluviale amazzonica, in Colombia. Contiene circa 45.000 pitture rupestri, e si trova di fianco al più famoso sito di Chiribiquete, patrimonio UNESCO, che ne ospita 75.000. Una squadra di esploratori britannici e colombiani ha scoperto 12 km di nuove pareti rocciose con migliaia di raffigurazioni. Ci sono forme geometriche, figure umane e impronte di mani, così come scene di caccia e persone che interagiscono con piante, alberi e animali della savana. Basandosi sui disegni di animali estinti, le pitture furono realizzate probabilmente tra i 12.600 e gli 11.800 anni fa. Il mastodonte, per esempio, è un parente preistorico dell’elefante e viveva in Sud America fino a 12.000 anni fa. Ci sono anche immagini del paleolama, bradipi giganti e cavalli dell’era glaciale. Il sito è lontani dagli insediamenti moderni, ma era conosciuto da alcune comunità locali che hanno aiutato i ricercatori a esplorarli.

Animali estinti

«Sono immagini incredibili, prodotte dai primi abitanti dell’Amazzonia occidentale», ha dichiarato l’archeologo Mark Robinson (Università di Exeter). «Si trasferirono nella regione in un momento di estremo cambiamento climatico. L’Amazzonia si stava ancora trasformando nella foresta tropicale che conosciamo oggi. Per noi è incredibile pensare che cacciassero e vivessero in mezzo a erbivori giganti». La scoperta è stata fatta lo scorso anno dai ricercatori dell’Università di Exeter nell’ambito del progetto LASTJOURNEY, finanziato dal Consiglio europeo della ricerca. Quest’anno è stato pubblicato un articolo sulla rivista Quaternary International e prodotto un documentario per la serie Jungle Mystery: Lost Kingdoms of the Amazon. José Iriarte, professore di archeologia all’Università di Exeter ed esperto di storia dell’Amazzonia e precolombiana, ha aggiunto: «Stiamo parlando di diverse decine di migliaia di dipinti. Ci vorranno generazioni per registrarli tutti. Come ti giri c’è un nuovo muro con pitture. Ci sono animali estinti, le immagini sono così naturali e ben fatte che abbiamo pochi dubbi che, per esempio, ci siano cavalli dell’era glaciale. È così dettagliato che possiamo persino vedere i crini. È affascinante». Il nuovo sito si trova vicino ai tre già noti, all’interno della catena montuosa della Serranía de La Lindosa: Cerro Montoya, Limoncillos e il più grande Cerro Azul.

Avventura nella giungla

Ci sono disegni di cervi, tapiri, alligatori, pipistrelli, scimmie, tartarughe, serpenti e istrici, oltre a quella che sembra essere la megafauna dell’era glaciale. Si vedono persone che ballano e si tengono per mano, una indossa una maschera che ricorda un uccello con un becco. Il sito è così remoto che, dopo due ore di macchina da San José del Guaviare, archeologi e produttori del documentario hanno camminato a piedi per circa quattro ore, evitando gli abitanti più pericolosi della regione. «I caimani sono ovunque, e siamo stati attenti con i serpenti», ha raccontato l’archeologa Al-Shamahi, ricordando un enorme crotalo muto – “il serpente più mortale delle Americhe con un tasso di mortalità dell’80%” – che ha bloccato il loro percorso nella giungla. Il rientro era stato ritardato ed era già buio pesto. Non avevano altra scelta che oltrepassarlo, sapendo che, se fossero stati aggrediti, c’erano poche possibilità di arrivare in ospedale. «Sei nel bel mezzo del nulla. Ma ne è valsa la pena al 100% per vedere le pitture». La ricerca è stata resa possibile a seguito del trattato di pace del 2016 tra i guerriglieri delle FARC e il governo colombiano. Fino ad allora, il territorio della scoperta era completamente interdetto.

Dimensioni e scopi

Molte delle immagini hanno le dimensioni di una mano, siano esse forme geometriche, animali o umane. Altre sono molto più grandi. Al-Shamahi è rimasta colpita da quanto in alto siano molte di loro: «Sono alta un metro e settanta e mi spezzerei il collo guardando in alto. Come scalavano quelle pareti?». Alcune delle pitture sono così in alto che possono essere viste solo con i droni. Iriarte crede che la risposta stia nelle raffigurazioni di torri di legno tra i dipinti, comprese figure che sembrano saltare da esse. «Queste pitture hanno un colore terracotta rossastro. Abbiamo trovato anche pezzi di ocra che hanno raschiato per realizzare i pigmenti». Ipotizzando se avessero uno scopo sacro o altro, ha detto: «È interessante vedere che molti di questi grandi animali appaiono circondati da piccoli uomini con le braccia alzate, quasi adorando questi animali». Osservando che le immagini includono alberi e piante allucinogene, ha aggiunto: «Per gli abitanti dell’Amazzonia, esseri non umani come animali e piante hanno un’anima, e comunicano e interagiscono con le persone in modi cooperativi o ostili attraverso i rituali e le pratiche sciamaniche che vediamo rappresentate nell’arte rupestre».

L’Amazzonia antica

Le comunità dell’epoca erano composte da cacciatori-raccoglitori che pescavano nel fiume vicino. Per esprimere la loro arte rupestre, “scavavano” i fianchi delle colline in modo da creare pareti lisce, sovrastate dalla roccia che le proteggeva dalle interperie, vento e pioggia. Gli scavi hanno rivelato i resti di piccoli strumenti, oltre a ossa e resti di piante che mostrano un’alimentazione a base di frutta, piraña, alligatori, serpenti, rane, armadilli e roditori come paca e capibara. Al-Shamahi ha aggiunto: «Una delle cose più affascinanti è stata vedere la megafauna dell’era glaciale perché è un segno del tempo. Non credo che le persone si rendano conto che l’Amazzonia è cambiata nel modo in cui appare. Non è sempre stata questa foresta pluviale. È ovvio che i cavalli e i mastodonti disegnati in queste pitture non potevano vivere in una foresta, sono troppo grandi. Non solo dicono che furono create da alcuni dei primi abitanti della regione – il che è di per sé semplicemente sbalorditivo – ma mostrano come potrebbe essere stato questo posto: più simile a una savana». Iriarte sospetta che ci siano molti altri dipinti da trovare: «Stiamo solo all’inizio». La squadra tornerà non appena il Covid-19 lo consentirà.

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